Il Rapporto sui limiti dello sviluppo (dal libro The Limits
to Growth. I limiti dello sviluppo), commissionato al MIT dal Club di Roma, fu
pubblicato nel 1972 da Donella H. Meadows (13 marzo 1941 / 20 febbraio 2001) ,
Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III.
Il rapporto, basato sulla simulazione al computer World3,
predice le conseguenze della continua crescita della popolazione
sull'ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana.
Gli autori sostengono, in sintesi, che si deve accettare
l'idea della finitezza della Terra, che è necessario intraprendere più azioni
coordinate per gestire tale finitezza, che gli effetti negativi dei limiti
dello sviluppo rischiano di diventare tanto più pesanti quanto più tardi si
agirà.
Ricordano, al riguardo, che vi sono stati due precedenti:
-la rivoluzione agricola, che vide i nomadi del mesolitico
insediarsi e inventare l'agricoltura e l'allevamento del bestiame, dando vita
al neolitico;
-la rivoluzione industriale, che risolse i timori di Thomas
Malthus sulla sovrappopolazione grazie ad un enorme sviluppo della
produttività;
e prospettano quindi una "rivoluzione sostenibile"
di lunga durata come le precedenti, per nulla simile a cambiamenti repentini
come la rivoluzione francese, in grado di dare nuove risposte al problema
millenario della vita umana sulla Terra. Notano, tuttavia, che la
"rivoluzione sostenibile" dovrà essere accompagnata ben più delle
precedenti dalla consapevolezza della sua necessità e degli obiettivi di massima
da raggiungere. Ricordare cosa è già successo in passato e le conseguenze, a
volte disastrose dell’impatto umano sulla natura, stravolgendo e a volte
distruggendo il corso naturale delle cose potrebbe farci capire quali sono i
limiti che l’uomo deve porsi nel progresso tecnologico. Per questo motivo, la
storia è il nostro patrimonio culturale che può farci evitare di commettere gli
stessi sbagli.
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