Puntata 4 serie tv
Alessandro, dopo tutte queste vicende e dopo aver ragionato
un po' su ciò che è giusto o sbagliato fare per preservare il nostro patrimonio
culturale e poter mostrarlo a più persone possibili, decide di intraprendere un
dialogo con il professore di Storia Baronetto, colui che ha organizzato la gita
al museo.
Ale inizia il discorso:<<Professore, lei cosa ne pensa
dei dispositivi elettronici nei musei ? E’ pro o contro al loro utilizzo?>>.
<<Beh sai, credo che l’esperienza che ne deriva è
sicuramente meno coinvolgente rispetto a quella che può offrire una guida
turistica. Mentre una guida offre un volto umano, i dispositivi elettronici
tendono a rendere l’esperienza più individuale, quando invece la visita di un
museo è spesso un’attività che domanda un’interazione sociale>> risponde
il Professore Baronetto.
Alessandro, invece, la pensa diversamente:<<Da studi è
emerso come i visitatori ricordino più informazioni ascoltando un’audioguida
piuttosto che leggendo solamente le didascalie, inoltre spendono più tempo
all’interno del museo, possono essere utili per persone con disabilità, permettono
una visita più personalizzata, ad esempio scegliendo la lingua o contenuti
personalizzati. Possono migliorare l’esperienza di visita ad esempio in una
mostra d’arte, ascoltando tramite tablet la voce dell’artista stesso. Infine, risultano
più flessibili rispetto a tour guidati, perché non richiedono una presenza del
visitatore ad orari pre-accordati.>>
<<Però è stato notato come nell’utilizzo di guide
digitali i visitatori tendano a guardare lo schermo del computer più che l’esposizione.L’utente può sentirsi
sovraccaricato dalle troppe informazioni che vengono veicolate e non
corrispondono ai suoi interessi.>> espone il Professore.
Alessandro allora afferma :<<Una soluzione possibile
potrebbe essere trasmettere certi contenuti in successione, solo dopo che sono
state ricevute altre informazioni necessarie alla loro comprensione.>>
<<Hai ragione potrebbe essere un’idea.>> dice
sorridendo il Professore.
Alessandro pensieroso chiede :<< Ma cosa si può
intendere per bene culturale? Una statua fatta da un grande scultore? Un
dipinto fatto da un grande pittore?...>>
Il professore interrompe subito Ale :<< Ale guardati
intorno, ciò che hai scritto nei libri che hai dentro lo zaino, ciò che guardi
passeggiando per la città. E’ tutto un patrimonio culturale da difendere, è un
bene tutto ciò che ha un valore storico.>>
<<Ma allora cosa ne pensa del dibattito sulla privatizzazione del patrimonio
storico-artistico italiano, cioè l'introduzione di forme di gestione con la
partecipazione dei soggetti privati, che ha assunto un ruolo centrale nella
sfera politica e in quella socio-economica?>> chiede curioso Ale.
<<Dare la gestione dei beni culturali a fondazioni
miste è la nuova frontiera di alleanza tra pubblico e privato. Il bene
culturale rimane un patrimonio disponibile al pubblico, ma diventa anche
un’attività d’impresa, sostenuta dai capitali privati. I progetti pilota
dimostrano che le reti miste possono conseguire risultati che le istituzioni
pubbliche da sole non sono state in grado di raggiungere.>> risponde il
Professore.
Alessandro che aveva idee contrapposte, risponde:<< I
ruoli decisionali del pubblico e del privato nella gestione dei beni culturali
non possono essere equiparati: i fondi privati saranno sempre minimi di fronte
al valore dei beni. Con le fondazioni miste, lo Stato tende a mettersi in
minoranza. C’è il rischio che questi network misti non si responsabilizzino nel
lungo periodo e tali progetti portino un aumento dei costi di gestione del
pubblico. Poi, Dare la gestione dei beni culturali ai privati delega funzioni
come la formazione della memoria e dell’identità comunitarie, manipolabili da
soggetti privati, i cui interessi differiscono da quelli sociali. La gestione
imprenditoriale diminuirebbe la qualità dell’offerta culturale. I
“musei-impresa” offrirebbero al pubblico ciò che vuole, non contribuendo alla
crescita culturale della comunità.>>
Dopo aver confrontato le loro idee, i due uomini tornano
ognuno a casa propria continuando a riflettere sul dialogo appena avuto.